lunedì 12 maggio 2014

The Amazing Spider-Man 2 (Marc Webb, 2014)

Premessa uno. Non ho mai visto uno Spider-Man; a malapena conosco i film sui super eroi, nobili eccezioni fatte per i Batman di Burton e di Nolan.
Premessa due. Non avevo mai visto un film in 3D prima di ieri mattina.
Le due premesse soprastanti costituiscono anche il motivo per cui ho deciso di approfittare degli sconti-matinée del Grand Rex , storica immensa sala sui Grands Boulevards. La sala è gigante, bellissima, tutta decorata in stile arabo-orientale che sembra di essere a Rabat. D'altronde il cinema è storicamente luogo di evasione esotica, e a Parigi non è raro imbattersi in sale in stile "tomba-egizia" (il Louxor, a Barbès) o "tempio orientale" (la Pagode, in rue de Babylone).
L'occasione in questo caso è ancor più ghiotta perchè al modico prezzo di 5 euro mi posso beccare la proiezione su schermo "grand-large", la mioglior esperienza 3-D in Francia, a detta di moltti.
Arrivo in sollucchero nonostante le caccole oculari e mi accomodo assicurandomi una certa distanza da bambinume sgranocchiante.
La storia è nota ai più: Spider Man cresce con la mamma di Mrs Doubtfire nella più classica delle  villette medio-borghesi americane. Ma la sua cameretta di adolescente medio(cre) cela un segreto: un poster di Aung San-su Ki accanto a quello di Blow Up di Antonioni (!!!!!!!?????!?!??!?!??!?!"Dio, perdona loro...").
Insomma l'alter-ego dell'Uomo Ragno è un giovane intellettuale liberal, che però nel tempo libero dissimula alla grande passando la totalità del proprio tempo a intrattenere interminabili discussioni stile Dawson's Creek (letteralmente, "ti amo perchè ti amo troppo"...) con una biondina figlia di uno sbirro che ogni tanto appare come visione (non ho visto gli altri episodi per cui non so spiegare il motivi di tali epifanie).
Nei ritagli di tempo, il nostro si diletterà a salvare il mondo intero dalla distruzione totale. Fine.
Di tutte le menate su grandi poteri-grandi responsabilità nemmeno l'ombra.
Da antologia tuttavia è l'apparizione di un irriconoscibile Paul Giamatti nei panni di un dirottatore di camion: decorato di un simpatico filo spinato tatuato in piena fronte, il nostro impersona il terrorista senza cervello, che in occasione del centenario dello scoppio della Grande Guerra è dotato di un per-nulla-razzista accento serbo.
Non avendo trovato magliette "Speziale Libero" della sua taglia, il mostro in questione può fare orgoglioso sfoggio, sul polpaccio sinistro, di un ameno tatuaggio Falce&martello memore dei bei tempi andati.

Qualche impressione riguardante lo specifico del 3D: ebbene, dopo il dovuto stupore dei primi 15 minuti, ho ritenuto doveroso archiviare la trovata sotto la categoria "ennesima bufala".
Se il 3D ha come scopo quello di accrescere l'impressione di realtà. sulla scia della prospettiva rinascimentale, è su una strada inesistente: in questo campo il cinema ha già mostrato quel che doveva mostrare dai tempi dei fratelli Lumière. L'illusione della profondità resta una illusione puramente ottica, non ci sono storie. Se invece, come sembra effettivamente, esso deve fornire al cinema un surplus di spettacolarità, una forzatura della realtà in senso "irreale" o "iperrealista", il mio parere è che la cosa stanchi presto. Insomma, si torna sempre al solito punto: si entra in un film quando c'è una storia e una valida regia a supportare la visione, altrimenti ci si trova presto a vagare con lo sguardo tra le colonnine arabeggianti del cinema, e non c'è 3D che possa riportarti a seguire la vicenda.
Seconda occasione la settimana prossima con Godzilla, ma ammetto che ci vado solo perchè voglio vedere Walter White in 3D.




Nessun commento:

Posta un commento