Stamane levataccia antelucana per oneri di lavoro, quindi ieri sera permanenza in casa. Decido quindi di rivedere dopo tempo il film alleniano. Uno degli studi più interessanti e profondi sulla cinefilia e l'attività dello spettatore. D'altronde, chi meglio del cinema stesso può parlare del cinema. Come nell'arte, al cinema la teoria si fa vedere, più che lasciarsi formulare.
Cecilia (Mia Farrow) è una sventurata cameriera in un caffé, con a casa un marito beone e violento, che per evadere dalla sua realtà da incubo trova rifugio tra i sogni del cinematografo.
Un brutto giorno Cecilia perde il lavoro e trova il marito a letto con un'altra, quindi non le resta altro da fare che chiudersi nel suo cinema di fiducia a sciropparsi cinque visioni de "La rosa purpurea del Cairo".
All'ultima proiezione della giornata, Tom Baxter l'archeologo rimane sconvolto dalla bellezza di Cecilia e zompa fuori dallo schermo coinvolgendola nella sua fuga nel mondo reale. Sarà l'attore Gill Shepherd, che interpreta Tom sullo schermo, è quindi incaricato di rintracciare il fuggitivo e convivincerlo a ritornare nel film...
Woody Allen, con una storia del tutto semplice, illustra il motivo del cinema come cornice: lo schermo è un limes, una frontiera che è pericoloso superare. Chi si azzarda a farlo compie un sovvertimento dell'ordine ontologico: nel film di Baxter, la sua fuga scatena il panico. Ma altrettanto pericoloso, anche se è una dolce perdizione, è abbandonarsi alle finzioni del cinema: il rischio dell'illusione c'è e se ne pagano le conseguenze.
Nel finale del film, Cecilia deve scegliere tra Tom e Gill e predilige l'attore al personaggio, che però si rivelerà un vile fedifrago abbandonandola al suo destino dopo aver ottenuto il suo scopo. Sta tutta qui la considerazione finale di questo film: di fronte alla ingordigia degli uomini veri, meglio la vacuità degli uomini dello schermo. Una professione di amore incondizionato e disperato al mondo delle luci e ombre in movimento.
Una considerazione: credo che la partecipazione a "Scemo & Più Scemo" sia stato l'errore più grande della vita di Jeff Daniels, che da quel momento in poi ha assunto l'etichetta di "Quellodiscemoepiùscemo" e non gli si stacca di dosso. A Jim Carrey è andata decisamente meglio.
Sì, la locandina è tremenda.
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