giovedì 6 febbraio 2014

True Grit (Henry Hathaway, 1969)

Henry Hathaway è Hollywood. Nel senso che pochi registi incarnano meglio lo spirito nazionalistico-spettacolare del cinema statunitense. Durante la sua lunga carriera Hathaway ha diretto di tutto: noirs, film di guerra, documentari, commedie, film drammatici, ma soprattutto tanti tanti western, soprattutto negli anni '60.
E' proprio alla fine del decennio che gira True Grit, quando ormai il genere, inteso in senso holywoodiano tradizionale appunto, è sul viale del tramonto. Sergio Leone e Sam Peckinpah sono su piazza già da alcuni anni, e il genere sta andando altrove.
Quello cui dà vita in questo caso Hathaway è un western dall'impianto base del tutto tradizionale, e che attore scegli se devi metter su un western TRADIZIONALE? Esatto. Bisogna ammettere che il nostro John è ormai un catorcio : acciaccato, sovrappeso, visibilmente affaticato. D'altronde a sesantadue anni mica puoi saltare staccionate come un ragazzino, quindi i fotomontaggi in cui compie evoluzioni esagerate a cavallo hanno del ridicolo.
Ma hoplà! cosa fa il regista rendendosi conto di ciò? L'unica cosa sensata (e a mio avviso geniale) è far recitare a John Wayne esattamente ciò che è: il catorcio-alcolizzato-sovrappeso-sul-viale-del-tramonto. Il risultato è magnifico. Un grande. Non a caso l'unico Oscar della sua infinita carriera d'attore.
La ragazzina Mattie Ross cerca giustizia per il padre, caduto vittima del suo aiutante ubriacone che lo ha lasciato con un palla in corpo squagliandosela col suo cavallo e due monete d'oro. Per perseguire il suo scopo, ingaggia  Rooster Cogburn, un cacciatore di taglie ormai vecchio e disilluso, il cui unico scopo è rimediare la grana per pagarsi da bere. Il beone è sul punto di partire per rimediare i suoi 100 dollari, quand'ecco che arriva La Beef, un texas ranger (più bello di Chuck Norris ma meno ficoso) alla ricerca anch'egli dell'assassino in questione. I due partiranno alla ricerca raggiunti molto presto da Mattie, che pretenderà di sparare lei stessa all'assassino del padre con la enorme pistola appartenuta a quest'ultimo.
Come dicevo, il personaggio di Wayne è ben giocato, e non fa rimpiangere i vecchi film di John Ford. Anzi, la figura dell'anti-eroe è perfetta per permettere al western di prendersi in giro e constatare oramai il defiitivo superamento dell'idea di eroe senza macchia e senza paura. Tra le parti più divertenti del film sono proprio le sonore sbronze che il buon Cogburn si prende, durante le quali si diverte a stuzzicare il pecoraro texano sottoponendolo a un'infinità di epitieti, tra cui il più buono è Texican.
Spiace constatare che il personaggiodi Wayne batte in partenza quello interpretato da Jeff Bridges nel remake del 2010 diretto dai fratelli Coen. Insomma, lodevole l'idea di riproporre classici dimenticati, ma in quel caso non ci siamo proprio.

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