sabato 22 febbraio 2014

Warning Sign (Hal Barwood, 1985) e Incubo sulla città contaminata (Umberto Lenzi, 1980)

Appuntamento imperdibile col Cinéma-Bis alla Cinématheque: tema della serata gli zombies. Attendo l'appuntamento come una manna dopo una settimana di Neorealismo.
Il motivo della contaminazione, centrale in tutti i film di questo genere, gode di una tradizione illustre che nasce nell'Ottocento: la mostrificazione (che traforma in vampiri o morti viventi) come metafora delle grandi epidemie di sifilide conseguenti al forte inurbamento.
Al cinema il tema ha fornito il tema per una lunga trafila di opere alcune di ottima qualità; su tutte impossibile dimenticare La notte dei morti viventi, capostipite della serie diretto da Romero, e Zombi 2, capolavoro insuperato di Lucio Fulci.
Una intro molto dotta per due film registicamente piuttosto nulli, ma ad alto tasso di divertimento.
Il primo racconta la storia di un gruppo di scienzati di un laboratorio chimico che resta intrappolato nel proprio laboratorio in seguito alla rottura di una fialetta. La contaminazione costringe la responsabile della sicurezza a sbarrare le porte d'uscita e lentamente i presenti iniziano a zombificarsi e a dare la caccia ai pochi non contaminati. Lo sceriffo del paesino e un ex-scienziato del laboratorio stesso entreranno per salvare i superstiti trovando alcuni ritagli di tempo per mettere a punto un antidoto alla contaminazione e per diagnosticare una gravidanza alla addetta alla sicurezza.
Il film è del 1985, esattamente come The toxic avenger, e potrebbe benissimo uscire dalla Troma di Lloyd Kaufman: una sceneggiatura prevedibile per una regia piuttosto banale e una recitazione irrigidita (per usare un trio di eufemismi piuttosto forzati). Persino l'aspetto su cui solitamente tali film basano il loro successo, gli effetti speciali, sono qui praticamente assenti e si limitano all'uso di un tubo al neon "wood" per riconoscere la contaminazione sul viso delle vittime. Patetico.
Una cosa certa è che Hal Barwood, poco dotato compagno di Steven Spielberg al College, deve aver visto più volte Shining e non si fa scrupolo di nasconderlo, visto che ogni dieci minuti si sente in dovere di dotare di ascie gli scienziati zombizzati per far loro sfasciare delle porte. Citazioni gratuite che, se possibile, rendono il prodotto ancor più imbarazzante.
Vagamente migliore, anche se non saprei dire perché, il secondo film. Forse perchè diretto da un regista che stimo come Umberto Lenzi, che, seppur cineasta "a tanto al chilo", ha saputo regalarci perle come "Il trucido e lo sbirro"  o "Milano odia", che comunque restano capisaldi.
In questo caso credo ci sia un problema di budget, o di sceneggiatura, o di attori, o forse di tutto, perché il film non decolla quasi mai. Al contrario inizia -bellissima l'idea iniziale- con un atterraggio: un velivolo militare non annunciato arriva nell'aeroporto della città X; ne esce una nutrita banda di zombi inferociti che, incuranti delle pallottole, fanno piazza pulita dei soldati giunti ad accoglierli.
Un cronista televisivo giunto per caso nelle vicinanze assiste alla scena e torna nei suoi studi per diffondere la notizia. Ma i vertici militari sono rigidi: non bisogna turbare il popolo, la notizia rimarrà sotto segreto.
Ma ecco che all'improvviso gli zombies fanno irruzione nel bel mezzo del balletto di un gruppo di showgirls, sgozzandone una buona dozzina. Da quel momento, l'orda dilaga. Il cronista e la sua consorte intraprenderanno una fuga disperata che troverà il suo epilogo nel suggestivo scenario di un Luna Park.
Questo secondo film se non altro ha dalla sua un uso di effetti speciali di stampo gore piuttosto ben fatti, che trovano il loro culmine nelle scene finali, in cui le teste degli zombies vengono fatte esplodere come cocomeri.
Per il resto è tutta una pletora di "mezzucci" solleticanti: solo in questo senso può spiegarsi il fatto che qualsiasi mostro, prima di sgozzare la propria vittima femminile, si senta in dovere di strapparle camicetta e reggiseno al cospetto della macchina da presa...
Il film è ad ogni modo genericamente ricordato per una trasgressione alla tradizione filologica relativa ai "morti viventi" : gli zombies del film non arrancano ciondolanti come al solito, ma al contario corrono, saltano e usano attrezzi come le persone normali. L'unico elemento che li distingue da questi ultimi è la crosta tipo "pizza andata a male" che ricopre larghe porzioni dei loro volti.
Considerazione amara di rito: il pubblico in sala ha passato i 202 minuti di proiezione dei due film a ridere sguaiatamente delle evidenti goffaggini che caratterizzavano i film stessi.
Ma io mi dico: se vai a vedere un film così, o accetti di scendere al suo livello e ti diverti, oppure scegli un altro film!
Se devi per forza ergerti a giudice dell'estetica, stai perdendo il tuo tempo e sei un coglione, ed è meglio se rincasi a vedere Godard su DVD.



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