mercoledì 22 gennaio 2014

La giusta distanza

Ero a cena qualche ora fa coi colleghi. In realtà non sono colleghi. E' gente che per due giorni mi ha detto cosa trasportare e dove trasportarla in una fiera di cose inutili. Gente che mi paga e che io devo servire, perchè se vuoi studiare senza borsa di studi...
Si mangiava in un ristorante indiano a Place d'Italie, bippa il cellulare, "é morto mazzacurati".
Lo leggo ad alta voce, meccanicamente, di fronte al cameriere mentre ordino il paneer. Questi mi osserva stranito, riformulo l'ordinazione e se ne va. Ripeto la notizia al ragazzo che mi sta di fronte, che mi risponde: "Ah, Pino Mazzacurati?". "No" dico "Carlo",  pronunciandolo come fosse il nome di un amico.

Di Mazzacurati mi piace tanto La giusta distanza. Uno dei migliori film italiani degli ultimi anni: mi piace Battiston che fa il provolone con la maestra e il paesaggio veneto che lo riconosci subito.
Un po' meno Il prete bello ma è vero che c'è Vicenza. Però ricordo che una volta ho letto una intervista in cui Mazzacurati diceva che secondo lui Vicenza è come Padova, ma cinquant'anni prima. Ero d'accordo.
La Passione mi ha fatto ridere: mi piace la trovata del terrazzino per chiamare col cellulare e mi piace Battiston che fa l'attore sperimentale, ma Guzzanti non ci stava tanto.
Il Toro è magnifico: mi piace Abbatantuono ma anche Citran, la nebbia e i paesaggi dell'est europa e il tipo col motorino.
La lingua del santo fa ridere, ma anche un po' piangere. Con Bentivoglio che c'ha dentro una tristezza atroce: mi piace la scena della fungaia coi ragazzi neri e quelle sulla laguna.
Non mi piace sapere che non farà più film.



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